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Opere di pregio

ms. Biblia Romànica de Burgos

Il codice, di cui non è noto il copista, fu realizzato nel 1175. Si tratta di un manoscritto in pergamena (ca mm 530 × 370), composto da 200 carte vergate in scrittura gotica testuale disposte su due colonne. Il contenuto comprende la Genealogia di Cristo, testi di San Girolamo e i libri sacri fino a Esdra. È l’unico dei tre manoscritti originari ad essersi conservato.

Nel 1870 il codice entrò a far parte della Biblioteca Pubblica di Burgos, allora denominata “Casa della Cultura”. Nulla sappiamo con certezza della sua storia precedente. Gli studiosi concordano nel collocare la sua origine in uno scriptorium della Castiglia: la maggior parte propende per quello prestigioso di San Pedro de Cardeña — il più importante della regione tra X e XI secolo — mentre altri ipotizzano una provenienza dal monastero fortificato di Santa María la Real de las Huelgas, nei pressi di Burgos.

Nel monastero di San Pedro de Cardeña è sepolto Rodrigo Díaz de Vivar, detto “el Cid Campeador”, figura centrale della storia e della letteratura medievale iberica e protagonista del capolavoro epico in antico castigliano, il Poema de mio Cid.

Il facsimile, pubblicato nel 2005, comprende 32 carte: ai fogli di grande formato (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 22, 34, 51, 62, 79, 93, 94, 104, 115, 116, 117, 130, 141, 154, 166, 178, 192, 196, 202) si aggiungono i due frammenti di minor dimensione montati insieme sul foglio numerato 130 in cifre arabe.

L’esemplare conservato presso il CSSD corrisponde al numero 212 della tiratura limitata di 999 copie.

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La Divina Commedia di Alfonso d'Aragona

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ms. Londra, British Library, Yates Thompson 36.

Il ms. che consta di 190 carte, è stato copiato e riccamente illustrato per Alfonso d'Aragona, detto il Magnanimo, re di Napoli, verso la metà del XV secolo. Numerose miniature (115) che accentrano l'attenzione agli elementi narrativi, appartengono a due artisti  diversi che,  ispirandosi ai paesaggi della campagna toscana, illustrano le tre cantiche in maniera differente. A Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietto, si devono le iniziali  decorate e le scene dell'Inferno e del Purgatorio appartenenti agli anni 1442 - 1450; invece Giovanni di Paolo si occupò delle miniature del Paradiso.

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ms. Biblioteca Apostolica Vaticana Urbinate Latino 3195

ms. in pergamena (mm. 290 x 210) in semigotica testuale; consta di 72 carte con iniziali colorate alternativamente di rosso e di blu.

E' il manoscritto in parte autografo del Petrarca; costituisce la redazione definitiva delle poesie; risale all'autunno del 1366 ma il poeta proseguì il lavoro di revisione fino alla morte, avvenuta il 19 luglio 1374.

Al copista Giovanni Malpaghini, che fu per qualche tempo suo collaboratore, si ascrivano le poesie indicate con i n. 1-120, 122-78, 180-90, 264-318, mentre la sezione delle poesie autografe riguarda i n. 121, 179, 191-263, 319-66.

Il codice appartenne a Pietro Bembo, cui si deve l'attuale legatura in velluto cremisi, poi a Fulvio Orsini e nel 1600 passò alla Biblioteca Apostolica Vaticana.

La riproduzione in fac-simile, stampata in collaborazione con l'Editrice Antenore nel 2003, é integrata da una cartella che custodisce le carte del codice maggiormente rovinate o della lettura problematica (18).

E' l'esemplare n° 24 su 499.

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Dante historiato da Federigo Zuccaro

A Federico Zuccari ( o Zuccaro o Zaccheri ), pittore del periodo manierista italiano, si devono 88 disegni realizzati all'Escorial, in Spagna, nel 1586 sia in matita rossa e nera, sia in sola matita rossa, sia in inchiostro scuro, sia in inchiostro acquerello.

A Zuccari si devono, fra l'altro, la decorazione del Duomo di Orvieto, della Cappella Grimani a Venezia nella chiesa di San Francesco della Vigna e la prosecuzione dei lavori iniziati da Michelangelo alla Cappella Sistina.

Gli 88 disegni che si collocano nell'interpretazione cinquecentesca della Divina Commedia, costituiscono una serie di interpretazioni figurative del testo dantesco, che riproducono con straordinario forza espressiva: 28 sono le favole dedicate all'Inferno, 49 al Purgatorio e 11 al Paradiso.

Alla morte del pittore tali disegni passarono alla famiglia degli Orsini, poi a quella dei Medici per passare infine alla Galleria degli Uffizi a Firenze, ove si conservano oggi.

Il fac-simile, n° 116 su 699, è stato pubblicato nel 2004 dalla Salerno Editrice.

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​ms. Ashburnham 1874, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze.

Il facsimile riproduce il Libro d'Ore di Lorenzo il Magnifico. Il potente signore di Firenze aveva commissionato tre preziosi libriccini di preghiere destinati, in origine, come futuri doni di nozze per le sue figlie.

Il codice Ashburnham 1874 era stato preparato per la figlia Luisa, che però morì a soli undici anni. Il manoscritto rimase così per sempre nello scrittoio del padre, conservato come ricordo della bambina scomparsa.

Alla carta 104a il copista sottoscrive l’opera con la formula “Antonius Similsaldus florentines scriptit anno Christis MCCCCLXXXV”: si tratta di un raro caso di opera firmata dal più celebre copista fiorentino del tempo.

L’apparato iconografico è attribuito al grande miniatore Francesco Rosselli e a un suo raffinato collaboratore, cui si devono le illustrazioni delle prime dodici carte dedicate al calendario. Al Rosselli appartengono le miniature a piena pagina: l’Annunciazione, la Madonna col Bambino, il paesaggio con Davide orante e la Crocifissione.

Il commentario del Libro d’Ore di Lorenzo il Magnifico è stato redatto da Franco Arduini, direttore della Biblioteca Medicea Laurenziana. Il volume è consultabile presso la biblioteca del Centro Scaligero ed è particolarmente consigliato per la ricchezza dell’analisi storica dedicata alla cultura fiorentina del Quattrocento, allo scriba e ai miniatori del manoscritto.

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Commento alla Divina Commedia di Jacomo della Lana

Scritto in Italia settentrionale fra il 1324 e il 1328 da un personaggio di cui ben poco si conosce, il grammatico bolognese Jacomo/Jacopo della Lana (1290 circa - 1365), e quindi pochi anni dalla morte di Dante, avvenuta nel 1321; tra i numerosi Jacopi della famiglia della Lana vissuti a Bologna nel periodo compreso fra la fine del XIII secolo e il terzo decennio del XIV gli studiosi, anche ai giorni nostri, non riescono a individuare con sicurezza il nostro commentatore.

Il Commento è caratterizzato dall’ampio spazio dedicato alle questioni filosofiche, scientifiche e dottrinali con un certo interesse per gli spunti novellistici; si tratta del primo commento integrale del poema dantesco, interpretato come “summa” ovvero come enciclopedia del sapere medioevale.

E’un commento accessibile al vasto pubblico in quanto redatto in lingua volgare, mentre precedentemente si utilizzava il latino per commentare la Divina Commedia.
L’edizione, in 4 volumi stampati nel 2009 dalla Salerno editrice, è stata curata da Mirko Volpi con la collaborazione di Arianna Terzi: è basata sul ms.1005 della Biblioteca Riccardiana di Firenze (contenente l’Inferno con la prima Cantica acefala e mutila e il Purgatorio), la cui ornamentazione e le iniziali miniate potrebbero ascrivrersi al cosiddetto “illustratore”, un importante artista padano del XIV secolo; sul ms. Vaticano ottoboniano 2358 (per le carte mancanti) e sul ms. AG XII 2 della Biblioteca Braidense di Milano (che custodisce il Paradiso, copiato dal Maestro Galvano di Bologna e dal figlio Tommaso), la cui ornamentazione e le iniziali miniate vengono attribuite a un “ Maestro del b1 8”.

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ms. Urbinate Latino 365

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